GIÙ LE MANI DALLA STORIA, CONTRO I MERCANTI DI MEMORIA!

GIÙ LE MANI DALLA STORIA, CONTRO I MERCANTI DI MEMORIA!

Ieri come oggi un vecchio vizio delle corrotte socialdemocrazie europee e di ogni tipo di rovinoso riformismo servo del grande capitale.

Di cosa stiamo parlando?

La scelta guerrafondaia delle democrazie pienamente conformi al grande capitale chiama in causa la gloriosa storia delle brigate internazionali e della Resistenza al nazifascismo per coprire i traffici dei grandi capitalisti guerrafondai occidentali.
Questo è un falso storico miserabile ieri come oggi.

Per questo vi proponiamo nella sua attualità un intervento contro l’aggressione NATO in Jugoslavia, datato 1999, del compagno Francesco Esposito, militante di Controcultura: Spazio aperto Be.Brecht.

La memoria collettiva e storica delle lotte è necessaria per lottare meglio oggi.

MERCANTI DI MEMORIA (Trento, 1999)

Durante il convegno su pace e lavoro organizzato dai DS di Trento, insieme ad altri, era invitato Bruno Trentin. Quest’ ultimo, tra gli argomenti trattati nel suo intervento, ha toccato quello della guerra NATO in corso. Al consueto repertorio delle giustificazioni umanitarie, che lo sviluppo degli avvenimenti si sta incaricando di sgretolare, Bruno Trentin ha pensato bene di aggiungere del suo. Un po’ di spessore storico.
Il lampo chiarificatore consisteva nel finora inedito paragone, almeno per me, dell’intervento NATO all’ intervento delle Brigate Internazionali nella guerra di Spagna: la guerra civil.

È comprensibile che nella vita come nella politica ognuno tenti di giustificare o argomentare, se preferite, le proprie scelte. Eppure c’è una soglia oltre la quale il minimo di onestà intellettuale, necessario per farsi ascoltare con qualche rispetto, viene superato. Questo mi sembra il caso.
Il tentativo di catturare una linea di memoria forte, perché emotivamente connessa alla pratica disperata e luminosa di uomini straordinari, come appunto gli uomini delle Brigate Internazionali, allo scopo di costituirli ad antecedenti della propria pratica, per nobilitarla.

L’impressione che mi dà questo passo è quello della pura corruzione. Infatti, quali condizioni storiche, sociali, politiche ed economiche rendono questo paragone fondatamente proponibile? Dov’è il generale fellone e pure vincitore Francisco Franco? Dov’è l’ossessione anticomunista del blocco occidentale? Dove Stalin? Dove gli anarchici? Dove gli scioperi generali… dove la spontaneità del movimento che condusse alla formazione delle Brigate Internazionali?
Gli internazionalisti che andarono a formare le brigate lo fecero contro i loro governi. Che dire?

La lotta contro il revisionismo storico non è certamente tra gli impegni di Bruno Trentin.
Sicuramente Trentin troverebbe argomenti per ribattere. E sicuramente continuerà a parlare, onorato, in consessi incapaci di indignarsi di fronte a simili scelte. Infatti come mai i dirigenti DS, che pure hanno prodotto un documento che sembra l’inizio di un percorso seriamente critico, per quanto comprensibilmente difficile e doloroso nei confronti della guerra, non hanno trovato la maniera di misurarsi a fondo con questo genere di giustificazioni volte ad esaltarne il carattere nobile e giusto?

Devo confessare che la mia riconoscente ammirazione va a scelte coraggiose e limpide come quella del capogruppo dei DS nel consiglio regionale delle Marche che si è dimessa dal Partito cinque giorni dopo l’inizio della guerra, o la coerenza di un folto gruppo dei dirigenti dei Verdi nell’Emilia Romagna che si è autosospeso dalla federazione e progetta di partecipare alle elezioni con un simbolo segnato da un NO ALLA GUERRA. Nel rispetto delle caratteristiche irripetibili dei percorsi individuali e collettivi, forse oggi avrebbe grande importanza politica che D’Alema si rendesse conto su chi può contare e su chi non può contare per proseguire il suo percorso di guerra.

Intanto siamo sicuri: il compagno Trentin dorme sonni tranquilli, il mercato e il suo Dio vegliano su di lui.

Francesco Esposito

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