Trento, 2 aprile 2011. PRESIDIO CONTRO LA GUERRA IMPERIALE IN LIBIA. Per un Comitato Sorfratellanza e dignità

Trento, 2 aprile 2011. PRESIDIO CONTRO LA GUERRA IMPERIALE IN LIBIA

Per un Comitato Sorfratellanza e dignità

Casa, dignità e riconoscente rispetto per le sorelle e i fratelli che stanno giungendo.

https://youtu.be/cjVyTp9TfQA

La guerra feroce e indifferente li costringe in mare; la miseria e la disperazione non sempre li tengono a galla; la necessità di una vita nuova e dignitosa li scaraventa su scogli ormai affollati di senza speranza.
Sembra una tragedia naturale. Fatalità. Non lo è.
La sollevazione necessaria dei popoli arabi ed ora la guerra “umanitaria” della fanatica camarilla dell’assolutismo imperiale, che pretende con le bombe di governare e sfruttare il mutamento per continuare in “santa pace” a succhiare idrocarburi, hanno esasperato le condizioni per un esodo di massa verso l’Europa.
I grossolani Dottor Sottile nostrani (ministro della Guerra in testa) stanno martellandoci con la distinzione tra “profughi” e “clandestini” per giustificare gli ignobili campi di detenzione e la politica dei respingimenti, mentre televisioni e stampa propagandano ad arte scenari volti a suscitare e sostenere una paranoica sindrome da “invasione”.
Ma non esistono donne e uomini “clandestini” e tutti coloro che rischiano la vita in mare sono profughi che cercano scampo da una situazione insostenibile di guerre sia dichiarate che non dichiarate, come le guerre sociali condotte globalmente contro i poveri.
Comunque li chiamiamo, questi nostri fratelli arrivano.
Noi, frastornati dalle liturgie dei registratori di cassa, assopiti nei templi che chiamiamo centri commerciali, troppo a lungo abbiamo accettato (e quindi condiviso) una divaricazione ingiusta e insostenibile tra la minoranza sempre più ricca e la grande maggioranza sempre più povera.
Noi, in nome di una comune umanità – radicalmente opposta all’“umanitarismo” bellico a scopo di libertà di rapina – avremo la gioia di accogliere questa umanità dolente e la sua storia con dignità e affettuoso, riconoscente rispetto.
L’esempio non dobbiamo cercarlo lontano: sta presso noi, nella nostra recente e assai difettosa memoria: 35 milioni di persone, migranti italiani fuggiti per miseria, fame, disperazione, guerra.
Tra poco alcune centinaia di profughi maghrebini arriveranno in Trentino, destinati, allo stato attuale, alla ex polveriera di Marco, circondata da mura e protetta da garitte di guardia: si può chiamare accoglienza questa?
Proviamo rabbia e vergogna di fronte al solidarismo concentrazionario delle istituzioni, che, stoccando i profughi in luoghi separati per isolarli, controllarli e forse in seguito espellerli, mostra la sua falsa coscienza. Questa non è accoglienza dignitosa! L’appello ai criteri di umanità, assistenza medica, garanzie di permanenza non è sufficiente: si rischia così di velare una politica dell’esclusione e di non metterne in discussione i fondamenti (“trattiamoli bene, ma teneteceli lontani”).
Ecco perchè non vogliamo indicare soluzioni, ma provare a praticarle.
La nostra proposta è di creare il COMITATO SORFRATELLANZA E DIGNITA’ (primo nome provvisorio), su base personale e volontaria; un comitato che raccolga tutti coloro che sono disponibili ad ospitare in casa propria una o più persone fuggite dal Maghreb, rompendo con ogni mistificazione.
Chi ha una stanza per due persone? Chi ha un posto letto? Chi può condividere la sua cucina, il suo bagno? E chi, soprattutto, è disposto a rinunciare (per due, quattro, sei mesi) alla comune, sterile, arrogante quotidianità che abita e sogna i suoi normali mostriciattoli terribili occupando il nostro normalissimo Paese?
Chi accetterà di interrogare la propria anestetica normalità che rende loculi le nostre case?
Chi in questo spazio, rinato con l’arrivo dei nostri fratelli, spezzerà il pane in attesa di riuscire a spezzare i fucili? Chi pregherà il suo dio in salotto, mentre l’ospite sarà rivolto alla Mecca? Chi accoglierà i bambini dei profughi nelle scuole e nei parchi per giocare e imparare con loro? Chi, infine, si impegnerà a dire quello che fa e a fare quello che dice?
Non sappiamo se questa proposta toccherà il cuore di molti, di coloro che potranno praticarla e di coloro che potranno sostenerla. E’ una proposta semplice che chiede una adesione personale e se saremo in buon numero potrà realizzarsi e dare un senso nuovo e vero alla comune ricerca e necessaria verso un’altra cultura, per un’umanità nova.
Raccogliamo le adesioni in preparazione di un incontro pubblico per la costituzione del comitato e per la definizione comune dei termini più precisi della proposta.

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