UNA PROPOSTA DI LOTTA PER CONTRASTARE LA VITTORIA CULTURALE E ELETTORALE DELLA DESTRA

Ci siamo interrogati sul concetto di “catastrofe mentale” di cui sarebbe vittima la sinistra secondo il maître à penser (di certo non per noi) Massimo Cacciari in un articolo di oggi lunedì 30 settembre sulla Stampa.
Considerato che noi non siamo di quelli che vedono nella mente notevoli analogie con i computer, tali da permettere di identificare nel cervello l’hardware e nella mente il software, riteniamo l’uso di catastrofe mentale totalmente inappropriato e fuorviante.

Proponiamo in opposizione all’uso di mentale l’utilizzo di sconfitta culturale, ideologica.

Ci siamo imbattuti poco tempo fa nel manuale di controguerriglia dell’esercito USA (The U.S. Army/Marine Corps Counterinsurgency Field Manual, a firma dei generali Petraeus e Ames, 2007), ne citiamo alcuni estratti secondo noi assai utili, è un po’ difficile ma fate un piccolo sforzo, e pensate che se possono capirlo i marines possiamo capirlo anche noi:

“L’ideologia del movimento spiega ai suoi seguaci le loro tribolazioni e fornisce un corso di azione per rimediare a queste sofferenze. Le ideologie più potenti attingono alle ansie emotive latenti della popolazione, come desiderio di giustizia, credenze religiose, liberazione da un’occupazione straniera. L’ideologia procura un prisma, compresi un vocabolario e categorie analitiche attraverso cui la situazione è valutata. Così l’ideologia può plasmare l’organizzazione e i metodi operativi del movimento”

“Il meccanismo centrale attraverso il quale le ideologie sono espresse e assorbite è la narrativa. Una narrativa è uno schema organizzativo espresso in forma di storia. Le narrative sono centrali nel rappresentare le identità.”

“La più importante forma culturale da capire per le forze di Controguerriglia è la narrativa […]. Le narrative sono i mezzi attraverso cui le ideologie sono espresse e assorbite dagli individui in una società […].”

Così mentre persino i marines devono imparare quanto è importante l’ideologia, la sinistra occidentale si straccia le vesti accusando il proprio retaggio culturale e politico di ideologismo.
Ci hanno convinto a tal punto che “ideologia” è una parolaccia che non osiamo più nemmeno usarla, quando invece il valore nevralgico dell’ideologia è riconosciuto finanche dal Pentagono.
La guerra ideologica scatenata contro la sinistra, combattuta e stravinta negli ultimi 50 anni, può essere considerata proprio come una forma di Controguerriglia, di reazione ai movimenti degli anni sessanta e settanta.

La vittoria alle elezioni nazionali del centro destra egemonizzato da una destra di lungo corso è frutto di questa sconfitta nella Controguerriglia culturale e dell’adesione entusiasticamente arruolata della sinistra riformista alla religione del neoliberismo del grande capitale.

L’appello è:
impegnamoci insieme nel cercare i temi e le modalità della battaglia contro-culturale per un’opposizione indispensabile.

In piedi cittadini, in piedi lavoratori, in piedi sfruttati.
È possibile ribellandoci e lottando strappare ai nostri oppressori, ai nostri sfruttatori, dignità, senso, giustizia sociale e ambientale.

La critica produttiva è benvenuta, diteci la vostra.

Nel caso il testo vi piaccia proponiamo di diffonderlo.

CONTROCULTURA: SPAZIO APERTO BE.BRECHT – TRENTO

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3 Comments

  1. Senza l ideologia di volere, desiderare ed adoperarsi per un mondo giusto, umano e libero non si va da nessuna parte. Questa dovrebbe essere la stella polare della SINISTRA

    Abitante Lucia
  2. La mia opinione é che occorra partire dalle situazioni materiali al limite della sopportabilità della grande maggioranza degli italiani e dalla intollerabilità della guerra cui ci ha portati il capitalismo di rapina, che conduce ora tutti verso il baratro nucleare. I “rappresentanti istituzionali” non si fanno carico della contrarietà della maggioranza degli italiani. La neo nata Unione Popolare dovrebbe assumersi il compito di sollecitare con proposte di iniziative pubbliche adeguate, di boicottaggi, di scioperi, chi vive la drammaticità del momento sulla propria pelle, consapevole che le classi abbienti, in vari gradi partecipi dei benefici della spartizione capitalista, ignoreranno i loro stessi pericoli , con atteggiamenti alla Re Mida (e con la stessa miserabile fine).

    Maria Grazia Campari

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