SCIOPERO GENERALE

Dopo 7 anni dall’ultimo sciopero generale i sindacati confederali (CGIL e UIL senza la CISL) indicono lo sciopero generale per il prossimo 16 dicembre. I sindacati di base l’ultimo lo hanno indetto 2 mesi fa.

I sindacati confederali 7 anni fa indissero solo 3 ore di sciopero a fine turno, uno sciopero debolissimo rispetto all’attacco che era stato scatenato, il progetto di aggressione al lavoro del grande capitale internazionale: il jobs act e l’abolizione dell’articolo 18 (una garanzia decisiva nella difesa delle condizioni di vita e di lavoro per tutti i salariati).

Nella situazione attuale è più che giusto scioperare. Tuttavia è necessario precisare gli obbiettivi e un piano di lotta articolato e di lunga durata rispetto allo scontro che ci viene imposto. Questo sciopero generale non può essere un episodio, rilevante ma di efficacia formale. Noi riteniamo una scelta strategica equivocamente complice l’apprezzamento della linea di Draghi, volto a confondere le acque sul senso sociale delle politiche del governo Draghi che favorisce in primo luogo gli interessi dei grandi capitali.

Il documento dei sindacati che propaganda lo sciopero comincia così: “Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del Premier Draghi e del suo Esecutivo”. Che cosa c’è da apprezzare?

Ricordiamo cosa rispose Draghi ad una proposta di una tassa patrimoniale (cioè che costringe al contributo i grandi patrimoni e le tasche delle grandi corporation e dei ricchi): “è il momento di dare e non di togliere”. Che Draghi faccia il suo lavoro è comprensibile ma non che dei sindacalisti degni del proprio compito non dicano con chiarezza che è il momento di togliere ai grandi patrimoni dovunque siano nascosti e comunque siano camuffati e di dare a chi non arriva alla fine del mese.

Facciamo qualche esempio chiaro sugli obbiettivi sociali posti dal governo Draghi contro cui urge battersi senza se e senza ma. Chiediamo a tutti i nostri interlocutori dei contributi critici.

1) Una riforma fiscale che dà qualche briciola ai ceti medi e favorisce fortemente i grandi ricchi, sul solco di una linea politica che da più di 40 anni ad oggi ha portato ad una diminuzione continua delle tasse sui redditi da capitale e in generale sul reddito dei più ricchi. Es. L’IRPEF è passata dai 32 scaglioni del lontano 1974 ai 5 attuali che dovrebbero diventare 4, perdendo di progressività sostanziale. La gran parte dei redditi da capitale (i più alti) non rientrano nell’IRPEF ma in regimi agevolati separati non progressivi. Per chi guadagna sotto i 15.000 euro annui la tassazione non cambierà di una virgola.

2) Ritorno in pochi mesi alla legge Fornero (un recentissimo rapporto dell’OCSE prevede che passeremo da una media di pensionamento di 61,8 anni a 71 anni. È probabile che chi si affaccia oggi nel mondo dell’iper precariato dovrà lavorare fino in punto di morte senza raggiungere una pensione degna. Chi ha oggi fra i 40 e i 50 rischia di avere una pensione inferiore a quella minima attuale)

3) Legge sulla concorrenza: privatizzazione dei servizi pubblici locali essenziali (acqua, trasporti, rifiuti, ecc.)

4) Condanna al precariato a vita ipersfruttato e senza diritti essenziali.

Siamo sicuri di voler fare da rassegnati agnelli sacrificali sull’altare del profitto per pochissimi miliardari?

Chiamiamo i lavoratori e i militanti di base a scioperare uniti e a criticare la fallimentare politica collaborazionista e subalterna ai padroni dei gruppi dirigenti dei sindacati confederali, a unirsi, a organizzarsi per una lotta che sarà di lunga durata, per la giustizia sociale e ambientale, per una vita degna, degna di essere vissuta.

Scendiamo in sciopero con cartelli: “DRAGHI IL BEAU, RITORNA NEL CAVEAU!”

Sfruttati, uniti nella lotta si può vincere, si possono imporre migliori condizioni di vita e di lavoro. No al saccheggio delle nostre vite, dei nostri giovani, dei nostri bambini, dell’unica terra che abbiamo.
Draghi, rubare ai poveri per dare ai ricchi è vergognoso, imperdonabile. Giustizia subito, qui e ora.

One Comment

  1. Giustissimo e urgente il vostro appello.
    Tra il XVIII e il XIX secolo l’economista Robert Malthus rinveniva le cause delle privazioni di cui soffrivano i poveri nella loro cattiva volontà, nella loro natura matrigna e nella loro individuale debolezza. Circa duecento anni dopo Margaret Thatcher ebbe a dire che il neoliberismo doveva convincere le persone che il loro stato di ricchezza o povertà era da ricondurre alla responsabilità individuale. “L’economia fornisce il metodo” dichiarò “ma l’obiettivo è cambiare l’anima”.
    Oggi pare che tale progetto si sia affermato, ed è perciò tanto più urgente gridare a gran voce che il dramma vissuto dagli oppressi è questione non individuale, ma eminentemente politica: la ricchezza delle nazioni opulente non riesce, per scelta della classe dirigente, a divenire ricchezza sociale diffusa.
    Non stupisce, come avete giustamente ricordato, che sia possibile riconoscere questa linea anche nella finanziaria di Draghi, ma è grave e vergognoso che non venga chiaramente palesata e attaccata dai sindacati.
    Nell’intento di Draghi il paciere tra governo e forze sindacali sarebbe dovuta essere la proposta di far pagare ai redditi al di sopra dei 75 000 euro (circa 4 000 netti al mese) un contributo di solidarietà per calmierare il futuro aumento delle bollette. Tradotto: il 2,28% dei contribuenti italiani avrebbe dovuto versare una tantum 250 euro di tasse in più. Mi preoccupa l’aver sentito di persona e l’aver letto sui social diverse reazioni contrarie alla proposta: non perché la smascherino per quello che in realtà è (inerte graniglia spacciata per manna), ma perché diverse sono le voci che prendono le difese di quel 2,28%. Alcuni affermano che chi guadagna 4 000 euro al mese, se lo è meritato con lo studio e con l’impegno nel lavoro (nota a margine: ho passato una vita sui libri, eppure vivo nel precariato e non arrivo a prendere 1500 euro mensili). Davvero Malthus e Thatcher ne hanno convinti tanti?
    Se questo è lo scenario, una controcultura come quella che proponete diviene vitale!
    Grazie per aiutarci a leggere la realtà con occhi non rassegnati e ad agire per un mondo migliore, per una vita degna!

    Sancho Panza

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