IL “FESTIVAL DELLO SCIOPERO” NELL’ UNIVERSITÀ OCCUPATA DI PARIGI 8

TOTALE APPOGGIO ALLA LOTTA DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI FRANCESI UNITI ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI FRANCESI

IL “FESTIVAL DELLO SCIOPERO” NELL’ UNIVERSITÀ OCCUPATA DI PARIGI 8

Le studentesse e gli studenti dell’Università di Parigi 8 nella banlieue nord di Saint-Denis sono in lotta ormai da mesi.
Una cassa di mutuo soccorso è stata organizzata, 10.000 euro sono stati donati dagli studenti agli operatori ecologici e ai lavoratori dei trasporti della capitale in sciopero dal 7 marzo. Altri 3000 euro sono stati raccolti per coprire le spese legali degli studenti colpiti dalla repressione.
Ora all’Università è in corso un “festival dello sciopero”. Una definizione ironica scelta per una settimana scandita da 40 ateliers, performances e assemblee con studenti, professori, dottorandi, amministrativi e precari.
“La mobilitazione è iniziata da 3, 4 docenti che si sono posti il problema di come unirsi al movimento senza perdere una gran parte degli studenti che, in caso di sciopero, non sarebbero più tornati in facoltà” sostiene Frédéric Rambeau, direttore del Dipartimento Arti. È nata così l’idea degli ateliers il 20 febbraio scorso nella facoltà di filosofia. Dopo quella prima giornata la mobilitazione si è allargata all’ateneo.
Contro il mix letale di isolamento e concorrenza nel corso degli incontri si è manifestato il desiderio di “creare nuovi legami”.
“È per questo che abbiamo avuto l’idea, con alcuni compagni e professori, di creare nuove relazioni” dice Alessia Kapllani, studentessa di filosofia.

La mobilitazione si è costruita attraverso gli ateliers per mettere in discussione il sistema che governa gli studi e organizza il tempo. L’idea è sospendere l’istituzione concepita come un’impresa e creare un altro modo di studiare. “Se il tempo normale era scandito da monotonia e solitudine – sostiene Badis Kasdali, studente di filosofia – quello della mobilitazione apre la possibilità di nuove forme di trasmissione dei saperi e agisce come catalizzatore di nuovi incontri”
Un altro problema è liberare la vita dal controllo algoritmico che misura la “produttività” e colpisce i “giovani” trattati come “fannulloni” o “falliti”. Quest’anno dovranno affrontare la lotteria di Trova il tuo master. Questa piattaforma è considerata il simbolo di una violenta selezione sociale nel passaggio dai corsi triennali a quelli specialistici.

Gli ateliers si oppongono al sentimento di passività e alla concezione strumentale dell’università che questo sistema incentiva.

Badis Kasdali spiega che l’invenzione di nuove pratiche è stata una risposta a queste difficoltà: “Bloccare l’università avrebbe significato solo rimandare a casa gli studenti non politicizzati, mentre la creazione di una comunità politica è appunto uno dei nodi di questa mobilitazione.”
È così che si è passati da alcune giornate straordinarie con ateliers autogestiti all’attuale “festival dello sciopero”.

La sfida è condivisa anche da alcuni professori, come Guillaume Sibertin-Blanc, che la definisce come “la reazione alla demoralizzazione, e alla depoliticizzazione indotta da questa organizzazione neoliberale che spinge alla depressione collettiva e individuale, una condizione che abbiamo visto crescere negli anni della pandemia.”

Totale appoggio alla lotta delle studentesse e degli studenti francesi uniti alle lavoratrici e ai lavoratori francesi.

Quando noi lavoratori, disoccupati, precari, pensionati e studenti poveri italiani insorgeremo contro i nemici comuni?

Basta con la rassegnazione! Basta con la sottomissione!
Debout, les damnés de la terre!
In piedi dannati della terra!

Uniti si può vincere!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *